Parlarsi a voce e comunicare per iscritto sono due cose molto diverse, lo sappiamo bene. Immagino che sia capitato anche a voi di incorrere in qualche fraintendimento, durante una conversazione via sms o via chat. In questi casi, solitamente, io tento di risolvere l'equivoco dicendo: "Ti chiamo, altrimenti se continuiamo a scriverci non ci capiamo."
Se ci pensate bene, la stessa frase può assumere significati molto diversi, a seconda del tono con cui è detta.
L'intonazione (se non siamo particolarmente bravi a mentire) può svelare che non pensiamo completamente quello che stiamo dicendo. Potrebbe far notare la nostra delusione anche se stiamo dicendo a qualcuno: "Tranquillo, non importa se stasera non puoi venire a trovarmi". Oppure far capire che, mentre esclamiamo: "Grazie, zia, che bel regalo!" in realtà stiamo già pensando a come far cadere accidentalmente quell'orribile soprammobile. Tutto ciò, se la frase fosse scritta, non si noterebbe.
C'è un esercizio che si può fare: a coppie, si inventa un breve dialogo con frasi semplici e facili da ricordare, ma che esprimano un'emozione precisa. Ad esempio:
A: Ciao, come stai oggi?
B: Sono un po' giù di morale.
A: Perché?
B: Ho paura di non riuscire a passare l'esame di venerdì.
A: Se vuoi posso aiutarti a studiare.
B: Davvero? Ne sarei molto contento!
(Sì, mi rendo conto che sia un dialogo molto autobiografico, ma non avevo altre idee...)
Dopo aver recitato una volta questa semplice serie di battute, si ripete lo stesso dialogo, ma sostituendo le parole con i numeri. In questo modo, "Ciao, come stai oggi?" diventa "Uno, due tre quattro?".
In alternativa, si può usare sempre la stessa parola ripetuta, meglio se è un termine che non ha nessuna relazione con il contesto del dialogo. Ad esempio, la frase di prima può diventare "Termosifone, termosifone termosifone?".
Se non possiamo contare sul senso delle parole, siamo obbligati a fare affidamento sul tono di voce e sulle sfumature di emozione che esso può esprimere.
I due attori che parlano senza usare le parole devono riuscire a far capire che uno dei due personaggi inizialmente è triste, ma poi una frase detta dall'altro lo tira su di morale. Se un ascoltatore esterno riesce a capire comunque il senso complessivo del dialogo, l'esercizio si può considerare ben riuscito.
Imparando ad esprimere un'emozione con la voce anche senza affidarsi al senso delle parole, poi, quando si recita veramente e le parole ritornano, si ha uno strumento in più.
Certo, gli spettatori capirebbero la battuta anche se fosse detta con tono piatto, ma perché non usare tutti i mezzi di espressione che possiamo avere, per rendere la scena coinvolgente?
- dramaqueen
Ho parlato ancora di questo argomento in:
Bel post, condivido in pieno.
RispondiEliminaÈ sempre un piacere leggere di comunicazione non verbale, quella che va oltre il significato delle parole.
Ti sei espressa davvero bene e con chiarezza, complimenti.
Immagino che per un attore padroneggiare gesti ed espressioni sia fondamentale, ancor più sul placo che nella nostra vita di tutti i gironi.
Grazie mille! Ho sempre paura di non essere abbastanza chiara, quando scrivo un post, perciò commenti come questo mi fanno moltissimo piacere.
EliminaBenvenuta sul blog e grazie per avermi fatto sapere la tua opinione :)
Bellissima idea! L'hai sperimentata di tuo o ti è stata consigliata? Perché è sul serio geniale!
RispondiEliminaE utile pure nella vita reale. ;)
L'idea viene da un esercizio molto diffuso, ma non so chi ne sia stato l'ideatore originale. Io l'ho conosciuto per la prima volta ad un seminario con l'attore Andrea Boccanera, ma poi ne ho sentito parlare anche da altre persone.
EliminaHo avuto occasione anch'io di provare a "interpretare con i numeri". Si tratta di un buon esercizio.
RispondiEliminaSi può fare anche con qualsiasi parola, basta che sia scollegata dal messaggio che vogliamo trasmettere. Spesso recitando ci affidiamo troppo alla forza comunicativa delle parole e usiamo un tono piatto, ma facendo così perdiamo un importante strumento comunicativo!
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